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indirizzo di residenza corrisponde con domiclio
dove dimoro è anche dove abito?

Domicilio, abitazione, residenza, dimora: dov'è la mia casa?

Il luogo in cui vivo stabilmente è la mia dimora, la mia residenza o il mio domicilio?


È sempre possibile rientrare presso il proprio domicilio, abitazione o residenza, ci dicono in questi giorni, con l'autocertificazione, in caso di eventuali controlli nel rispetto delle misure straordinarie per il contenimento del corona virus. Abbiamo notato, dai commenti che stiamo ricevendo, che spesso dimora, residenza o domicilio non coincidono. Anzi, sappiamo bene che spesso la residenza rimane, per motivi fiscali, in un luogo diverso da quello in cui realmente si vive. Cerchiamo di capire allora la differenza che c'è tra questi termini che nel linguaggio comune usiamo come fossero sinonimi, ma che in realtà, giuridicamente, hanno significato diversi e specifici.

 

 

Nel momento in cui ci spostiamo e andiamo a vivere in una nuova casa, tra le prime attività a cui pensiamo c'è quella di cambiare residenza.. o non cambiare residenza!

Sono in molti a chiedersi se il cambio di abitazione comporti necessariamente l'obbligo di dover cambiare residenza. Molti ci chiedono se l'intestazione di un contratto di affitto, nello specifico, comporti naturalmente il dover mettere in quella casa la propria residenza. In realtà non ci sono collegamenti diretti tra prendere in affitto una casa e spostarvi la residenza. Partiamo allora dal primo concetto:

Cos’è la residenza?

 

Tornando agli obblighi in caso di contratto di affitto o trasferimento, l’unico obbligo, che è un vero e proprio obbligo di legge (Legge n. 1228/1954) , è quello di dichiarare la propria residenza nel luogo in cui si vive abitualmente. Quindi la casa principale corrisponde con quella in cui si vive stabilmente. Per stabilmente non s’intende tanto quanti giorni si vive lì, ma la “duratura” di questa dimora e la volontà di usare questa casa come appoggio nel tempo. Letteralmente la definizione è “luogo in cui la persona ha dimora abituale».


Come chiedere la residenza?


Per ottenere la residenza nel luogo scelto come dimora abituale occorre farne regolare richiesta presso l’ufficio anagrafe o gli uffici comunali di competenza,utilizzando modalità e moduli specifici per ogni comune. Alla richiesta, che nel caso di una casa in affitto va corredata di apposito contratto come prova del titolo/diritto di vivere lì, segue l’accertamento da parte dell’autorità competente che devono verificare la veridicità di quanto affermato. A quel punto, accertata la veridicità della richiesta, nel giro di qualche settimana (i tempi variano a seconda dei comuni) la residenza viene riconosciuta.


Cosa comporta il cambio di residenza?


Fissare la propria residenza in un determinato Comune implica una serie di importanti conseguenze legali, tra cui:
• l’iscrizione alla lista elettorale di quel determinato Comune;
• la scelta del medico di famiglia;
• gli adempimenti da svolgere in caso di matrimonio;
• la ricezione di raccomandate o di atti giudiziari;
• la competenza dei tribunali e degli uffici giudiziari in generale;
• la ricezione di certificati anagrafici;
• la possibilità di accedere ai servizi demografici del proprio Comune.


Ci sono anche vantaggi legati a bollette più basse per residenti, ad esempio. Pertanto, nel momento in cui ci si trasferisce stabilmente e si intende vivere per un po’ in quel luogo è conveniente, oltre che necessario, chiedere il cambio di residenza.
D’altronde, nel caso di verifiche, una falsa dichiarazione di residenza può comportare, oltre alla correzione d’ufficio delle iscrizioni anagrafiche esistenti, anche la condanna al pagamento (art. 11. Legge n. 1228/1954) di una sanzione amministrativa che va da 25,82 euro a 129,11 euro.


Cos’è il domicilio?


Per la definizione di domicilio ci rifacciamo all’ Articolo 43 del Codice civile, che riporta:
"Il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi”.
Spesso domicilio e residenza coincidono, ma essendo i due concetti ben distinti tra sfera privata (abitazione/residenza) e sfera di lavoro (domicilio) i due indirizzi potrebbero essere differenti. Rispetto al domicilio, per affari e interessi non si intendono solo quelli di tipo economico, ma anche di tipo affettivo o personale. Per esempio uno studente può mantenere la residenza presso i genitori, ma essere domiciliato in un’altra città quella dove studia.


Come cambiare domicilio?


Se per la residenza vi è una precisa pratica amministrativa da seguire e la stessa deve essere autorizzata, l'elezione di domicilio, invece, non è una pratica di natura amministrativa, ma una semplice dichiarazione.

Riprendendo l’esempio dello studente, per avere domicilio nella città in cui studia non dovrà fare alcuna dichiarazione.
Diverso è il caso specifico del domicilio fiscale.


Cos’è il domicilio fiscale?


Il domicilio fiscale dei contribuenti di solito coincide con la residenza anagrafica che risulta dai registri demografi; tuttavia potrebbe essere un posto diverso da quello della residenza e del semplice domiclio. Il domicilio fiscale, infatti, è il luogo in cui si decide di pagare le tasse e di ricevere tutte le notifiche e gli avvisi dell’Agenzia delle Entrate. Il domicilio fiscale,va dichiarato con apposito modulo e in caso di cambiamento fa fatta richiesta di spostamento con apposito modulo al Fisco.


Potrebbero esserci anche:
- il domicilio professionale, quello in cui svolge l’attività un professionista come avvocato o ingegnere, commercialista; se avessero più studi in questo caso il domicilio professionale deve essere uno solo, quello in cui si riceverà la corrispondenza lavorativa.
- Il domicilio speciale viene eletto in riferimento ad uno specifico “affare”, per esempio nel caso di una causa legale viene scelto come domicilio l'ufficio dell'avvocato mandatario); deve esser eletto necessariamente per iscritto e deve, pertanto, alla fine dell’”affare” essere revocato.
Altro concetto molto importante e crea confusione proprio in questo periodo rispetto all'autocertificazione da cui siamo partiti, è quello di Dimora


Cos’è la dimora?


Il concetto di dimora è strettamente legato al concetto di tempo: è il luogo in cui la persona si trova per un determinato periodo di tempo, può essere per un periodo relativamente breve e in ogni caso non fisso: per esempio la casa vacanza per il periodo delle ferie diventa la propria dimora, senza necessità di trasferirvi la residenza; oppure può essere una dimora stabile: in questo caso dimora e residenza devono coincidere. Per questo, a livello di esenzione Imu, i due concetti devono coincidere: l’abitazione principale è quella di residenza e in cui si dimora abitualmente. Come per il domicilio, anche per la dimora non è necessaria una pratica amministrativa.


E per chi non ha dimora?


L’articolo 2 della legge n. 1228/1954 disciplina il caso di persone senza fissa dimora: in questo caso senza un’indicazione precisa questi contribuenti vengono considerati residenti nel comune dove hanno stabilito il domicilio, oppure potrebbe essere preso in considerazione l’eventuale domicilio professionale.


CURIOSITÀ


È possibile riconoscere diversi nuclei familiari nella stessa residenza?

Ovvero uno dei quesiti a cui rispondiamo più spesso:

se affitto una porzione d’immobile e l’inquilino poi vi prende la residenza, risultiamo nello stesso nucleo familiare?


Diciamo che per evitare di essere considerati un solo nucleo familiare, occorre presentare un’apposita dichiarazione presso il Comune di residenza, specificando di non avere vincoli di matrimonio, unione civile, parentela, affinità, adozione, tutela o altri vincoli affettivi con le altre persone conviventi.
L’ufficio anagrafe dovrà valutare i singoli casi e soprattutto capire se la composizione dell’immobile è tale da poter far risultare due distinti nuclei familiari. Inoltre potrebbero, in ogni caso, esserci conseguenze fiscali a livello Isee, ad esempio.

Altra domanda: Due coniugi possono avere residenza diversa?

Tecnicamente è possibile che marito e moglie abbiano due residenze diverse ma rimane che dovranno eleggere una sola abitazione come residenza e quindi con le agevolazioni «prima casa».

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